Questo libro non è soltanto il resoconto dei quarantacinque anni di carriera di un naturalista - anni di avventure (non sembri sovratono il termine) assai poco accademiche tra scorpioni e paguri, tra granchi e chiocciole africane, tra la Toscana, la Somalia e il Kenya, che ben poco hanno a che spartire con l'ambiente asettico dei laboratori che il profano si figura popolino l'iperuranio della ricerca. È anche la testimonianza della nascita tumultuosa in Italia di una nuova scienza, l'etologia, e delle trasformazioni a dir poco traumatiche di un continente che tenta di uscire dalla colonizzazione senza saper bene quale strada prendere. Ne è esemplificazione il giovane somalo che, incassato il suo primo compenso dagli scienziati bianchi per i quali ha lavorato, non sa se usarlo per comprarsi uno stereo o una moglie.