Cosa è, in realtà, questo testo? Il suo titolo, divertente ma poco esplicativo omaggio al celebre romanzo dell'amato Jules Verne, parrebbe far riferimento a un libro di viaggi ed effettivamente anche di ciò le sue pagine si occupano. Però, rispetto a tale genere letterario, quest'opera di Stefano Beccastrini, giunto ormai all'età in cui si viaggia più con la memoria che con i treni o gli aerei, le automobili o le navi - presenta una particolarità: i viaggi che racconta non sono, nella loro stragrande maggioranza, avvenuti di recente e, dunque, narrati sulla base di freschi ricordi o ravvicinati appunti. Gli ottanta racconti qui presentati narrano, invece, vari decenni di viaggi in giro per il mondo compiuti dall'autore - per lavoro o per diletto, sempre con attenzione, curiosità, voglia di imparare e capire - nel corso dell'intera sua vita. Essi, per diventare il testo di questo volume, sono stati dunque completamente ricostruiti dalla, e nella, memoria attuale - per molti versi lacunosa, stanca, delusa, per altri più ricca di prospettiva storica, di sapienza, di saggezza - dell'autore stesso. Insomma il libro racconta, alla luce del mondo di oggi, episodi, aneddoti, personaggi - curiosi, strani, buffi, patetici, orrendi, meravigliosi, spesso ormai scomparsi - incontrati, conosciuti, visitati dall'autore nell'Europa, nell'Africa, nell'America del Sud e del Nord, nella Cina di quaranta o trenta o venti anni fa. Scrivere queste pagine, per l'autore, è stato come compiere - più faticoso ma persino più emozionante di tutti gli altri - un nuovo viaggio: nella propria mente, nei propri ricordi, nei propri sentimenti. Del resto, già il giovane favoloso Giacomo Leopardi sapeva che un luogo finisce con l'essere ancora più appassionante (egli dice, in verità, "importante e dolce") se ritrovato, ripensato, riscoperto quale ricordanza, rimembranza, memoria.