"Ho iniziato insieme a Egildo un percorso nel 2015 con il primo Taccuino di viaggio, dedicato alla Valnerina. Mi ha colpito sin da allora la sua capacità di cogliere le emozioni provocate dai luoghi visitati utilizzando semplicemente le parole. Non si tratta solamente di descrivere il Genius loci dei luoghi, ma di riuscire a dare vita a emozioni sopite dal tempo, che vanno oltre l'arco temporale della nostra generazione e riescono a collegarsi all'inconscio collettivo, cioè alle pulsioni scolpite nella pietra della nostra specie animale. Perciò questi Taccuini (questo è il quarto della serie) non sono guide turistiche e neppure spirituali, ma sono tentativi di penetrazione nella nostra parte più nascosta e profonda. Noi apparteniamo a un popolo che viaggia auspicandosi il ritorno al punto di partenza. Forse perché ci manca il coraggio di rinunciare a quello che siamo e di intraprendere un viaggio, che non prevedendo un ritorno, ci faccia scoprire nuovi orizzonti". (L'editore)