Nella seconda metà del XVIII secolo Déodat de Dolomieu, geologo e viaggiatore, filosofo e pittore, valente conversatore e seduttore, si avventura nella regione delle Alpi, senza servitù e con qualche pregiata bottiglia di vino e una non modica quantità di cane nel nécessaire. Viaggia per quasi un mese, spesso a piedi, tra montagne fatte di «pietre calcaree luminose, biancastre e grigiastre». E incantato a tal punto da quella roccia "da portarsene dietro più di un frammento che, una volta tornato in Francia, spedisce all'amico Théodore-Nicolas De Saussure. Nel 1792 Saussure battezza quel tipo di roccia dolomia, in onore dell'amico. Nella prima metà del secolo successivo l'intera catena di monti fatta di quelle pietre calcaree viene chiamata Dolomiti. Così comincia la «leggenda» di quelle magnifiche montagne affiorate, come per magia, dal fondo del mare 250 milioni di anni fa. Una leggenda che risale appunto alle scoperte dei geologi viaggiatori di fine Settecento e inizio Ottocento, prosegue con le prime avventure degli alpinisti, si muta in una vera e propria «dolomitologia» a opera di numerosi scrittori e giornalisti, e vacilla inevitabilmente quando emergono gli interessi turistici, in primo luogo lo sci, l'hotellerie di lusso e i riti delle vacanze-intrattenimento. "Bambole di pietra" narra la storia di questa leggenda attraverso un racconto avvincente in cui sfilano in prima persona tanti protagonisti, dall'eroe italiano Cesare Battisti a quello tirolese Andreas Hofer, dallo scienziato Dolomieu al mito alpinistico di casa Reinhold Messner, dallo scrittore Dino Buzzati al cineasta Luis Trenker.