Lasciare tutto per abbandonarsi alla vertigine del viaggio, bramato, sognato, inseguito da sempre. Federico Frigieri parte per un lungo percorso di esplorazione solitaria, un cammino che lo conduca alla consapevolezza, a raggiungere il suo centro di gravità permanente. Le ragioni del suo viaggiare si svelano pagina dopo pagina, e sono tantissime e tutte rispondono alle metafore da sempre collegate al viaggio: spirito d'avventura, desiderio di conoscenza di altri popoli, di scoperta del mondo, ma anche uno sfogo alla rabbia, lo sforzo per trovare un senso, una fede. A tratti sembra prevalere il desiderio di essere stato il primo o di dire "Io c'ero", sfidando la fortuna, il meteo, il tempo; lo è certamente quello di aiutare il prossimo e di fare nuove amicizie. Il suo viaggiare è uno stato d'animo a cui si somma la fatica di migliaia di chilometri percorsi, di lunghe escursioni estreme che mettono continuamente alla prova, cosicché diventa necessario "cristallizzare" l'intensità di momenti unici e irripetibili, per imprigionare il senso di vertigine che incombe sul viaggiatore errante. E poi tornare.