Il reportage di Myriam Di Marco racconta l'esperienza di una donna, di una mamma, di una ricercatrice universitaria che decide di vivere alcuni mesi con sua figlia nello Stato di Israele. Decidere di trasferirsi, anche solo per un po', in un Paese perennemente in guerra sembra sulle prime inadatto a una mamma e a una bimba di tre anni. Eppure, è proprio questa stramba scelta a innescare un vero e proprio innamoramento per questo territorio. Nelle contraddizioni di ogni giorno, nelle paure di trovarsi di fronte a una bomba, nei racconti e nei dialoghi con donne della minoranza drusa, con donne musulmane ed ebree, Myriam trova una possibilità di confronto che forse in Occidente non sarebbe mai avvenuta così autenticamente. Il libro è scritto in prima persona ma non è un monologo, né una cronaca diaristica degli eventi. È un racconto femminile e corale dove l'autrice non difende o parteggia per nessuna tesi politica. Vuole incontrare, capire, vivere nel luogo più complesso eppure più vitale del mondo.