"Un paese nuovo, un porto magnifico dove approdare, distante dall'Europa meschina, una natura esotica ed esuberante: questo mi parve il Brasile quando ci arrivai per la prima volta. Mi ci buttai anima e corpo e per dodici anni respirai integralmente l'aria di quel paese-promessa, terra del niente, nazione del domani. Lo visitai in lungo e in largo per foreste e metropoli, lo vissi nelle sue contraddizioni. Il risultato della malinconica allegria che ha caratterizzato la mia lunga parentesi brasiliana sono questi resoconti e alcune considerazioni che li accompagnano." Nei testi di Stefano Coali siamo trascinati quasi senza accorgercene a seguire i passi del narratore, le sue scorribande per i meandri delle città sudamericane, in favelas e vicoli scuri, bar malfamati e botteghe decadenti, tutti luoghi frequentati da un'umanità eterogenea e da personaggi improbabili. Il percorso è un tuffo nelle vertigini della sua scrittura, candidamente cinica a tratti e intrecciata di elementi autobiografici. Resoconti irritati, violenti o irriverenti mostrano l'altra faccia del mondo, quella che non vediamo, o spesso non vogliamo vedere, per evitare di sentirci coinvolti.