Udine, 1971-1989. Con una cadenza sempre più inquietante, vengono ritrovati dieci cadaveri fuori città, ai margini dei campi. Le vittime sono tutte donne abituate a vivere la notte per strada e ad accettare passaggi in macchina da sconosciuti. Sono state accoltellate, strangolate o sgozzate. Alcuni di questi delitti sembrano la fotocopia uno dell'altro: i polsi legati dietro la schiena, uno squarcio alla gola, lunghi tagli sul ventre. A Udine c'è un serial killer che si aggira di notte armato di bisturi e sembra voler ripulire le strade dal vizio e dal peccato. Lo chiamano il Mostro di Udine. Gli investigatori non riescono a fermarlo, eppure i media nazionali non sembrano interessati a questa storia che presto diventa uno dei tanti cold case, destinato a essere dimenticato da tutti. 2018. Nico Galici è un regista scontento. Scontento degli ultimi programmi tv ai quali ha lavorato, ma scontento soprattutto di sé, per essersi fatto contagiare dal cinismo del suo mondo. Poi un giorno riceve una telefonata: una piattaforma streaming vorrebbe capire se c'è materiale a sufficienza per produrre un documentario su questa lunga serie di femminicidi. E così Nico parte per Udine, con niente in mano se non qualche nome e alcune informazioni imprecise. Comincia a chiedere in giro, incontra poliziotti, magistrati, i parenti delle vittime. Scopre errori, nuove prove, strane omissioni. E mentre con ostinazione, mese dopo mese, ricostruisce la lunga scia di sangue che per vent'anni ha macchiato la provincia di Udine, si rende conto che quella storia non è più soltanto un lavoro: è un'occasione per cercare, proprio nell'abisso della violenza più brutale, quel bagliore di umanità che tutti, lui compreso, sembrano aver perso. Dopo essersi occupato di questo caso come autore e regista di una docuserie, Matteo Lena ci torna sopra con gli strumenti del romanziere, scavando nell'animo umano, senza sconti, fino alle radici di quel Male che porta un uomo a uccidere una donna e a tante, troppe persone a voltarsi dall'altra parte.