Il melodramma si afferma nella modernità come un dispositivo di conoscenza estetica dotato di una straordinaria capacità di sintesi contenutistica e formale, in una cornice di democrazia cognitiva e di emotività irrefrenabile: la realtà viene rappresentata mediante riduzione a opposizioni primarie; i media e i generi coinvolti nella rappresentazione, spinti all'eccesso, amplificano gli opposti in assoluti. Proprio grazie ai tratti distintivi dell'immaginazione melodrammatica la modernità ha prodotto i suoi principali sistemi di interpretazione del reale (l'evoluzionismo, il marxismo, la psicoanalisi, il cinema). Questo libro risale alle origini di quell'immaginazione, mappandone le strutture profonde e ricostruendo le relazioni storiche tra il genere nel quale si è inizialmente cristallizzata (il mélodrame) e i generi coevi o successivi in cui si è diffusa, in particolare l'opera lirica romantica, il romanzo realista-naturalista, il melodrama cinematografico e televisivo statunitense, la psicoanalisi e il cinema d'autore europeo, il romanzo contemporaneo. Questa lunga ricognizione, schiettamente comparatistica e intermediale, ci pone di fronte a sovrapposizioni, conflitti e nessi imprevisti, che si configurano a volte come ostacoli da superare, ma più spesso come pegni delle sorprendenti risorse ermeneutiche del melodramma.