Nell'Ottocento italiano il teatro d'opera rappresenta la principale forma di spettacolo e il fulcro della vita sociale di grandi e piccoli centri. Intrattenimento d'élite, investito di un ruolo di rappresentanza, tocca però tutti gli strati della società urbana, assume ruoli molteplici ed è fruito in modo differente, talora antagonistico, da gruppi di spettatori diversi per estrazione socioculturale, interessi e motivazione. Il volume indaga il contesto istituzionale e politico, la composizione sociale del pubblico, i modi di vivere la serata a teatro; si sofferma sugli orizzonti d'attesa degli spettatori e sulle loro sensibilità di ascolto e di visione; evidenzia in quanta misura usi sociali e pratiche culturali contribuiscano a determinare riflessi e scelte degli autori. Delinea poi un quadro della diffusione del genere e dei suoi "prodotti derivati" al di fuori del teatro, incluse le implicazioni nel processo risorgimentale. Dopo l'Unità le mutate condizioni politiche e sociali trasformeranno la natura dell'opera italiana, sottoponendola alla disgregazione dei livelli di cultura tipica delle società di massa, ma anche suscitando la creazione del nuovo mito della "popolarità".