Nato a Wielopole nel 1915, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, morto a Cracovia nel 1990, alla vigilia dell'andata in scena del suo ultimo spettacolo, Tadeusz Kantor non è stato solo uno dei più geniali uomini di teatro del Novecento, ma anche un infaticabile innovatore delle arti visive, un ardente continuatore delle avanguardie storiche, un protagonista e un testimone delle vicende di un intero secolo. Questo libro - corredato dalle immagini di Maurizio Buscarino - si propone di mettere in relazione fra loro le varie fasi di un complesso percorso creativo e le diverse direzioni di ricerca in cui esso si è andato sviluppando, per tentare di inquadrarlo in una prospettiva quanto più possibile unitaria. Come il titolo suggerisce, il volume è diviso in due parti: la prima, dedicata appunto al concetto di "materia", prende in esame soprattutto gli elementi compositivi di un linguaggio teatrale che, pur nella crescente complessità delle situazioni, non ha mai rinnegato le sue matrici artigianali, le sue radici nel contesto di una realtà volutamente "povera" e dimessa. Nella seconda, dedicata all'"anima", se ne analizzano invece i contenuti di tipo più spirituale e metafisico, la morte come mezzo per rappresentare la vita, l'ossessivo ricorrere della memoria, la straziante riflessione sulla precaria identità dell'individuo, incerta entità sospesa tra passato e presente, tra infanzia e vecchiaia.