«Questo libro parla di teatro dialettale reatino ma, pur con il massimo rispetto per questa nobile arte, sarebbe un'offesa considerarlo solo per questo. Racconta di certo il vasto e articolato orizzonte dei gruppi teatrali che operavano nella Rieti del Novecento, con la serietà con cui al tempo si ponevano nei confronti di questa attività, e l'irrinunciabile qualità che si pretendeva dal prodotto finale, un aspetto questo oggi forse un po' troppo trascurato. Ma man mano che le pagine scorrono ci si rende conto che in questo libro c'è molto di più. Aimone usa il teatro come osservatorio, quasi una metafora, della Rieti di quegli anni, soprattutto quelli a cavallo tra il fascismo e il dopoguerra. Anni difficili caratterizzati da rigide appartenenze che trovavano un punto di mediazione sui palcoscenici dei gruppi teatrali locali. Il teatro come spazio metastorico, capace di essere esso stesso momento di tregua tra storie di vita e credi politici inconciliabili tra loro. [...] (dalla Prefazione di Roberto Lorenzetti)