Il comico, secondo Kierkegaard, è il momento in cui l'infinito inciampa nelle maglie del finito. La trilogia di Francesca Macrì e Andrea Trapani è quasi una fenomenologia dell'uomo ridicolo, dove ogni episodio è suggellato dalla stessa frase: "Perché ridi? Mi stai ridendo in faccia. Ho forse la faccia di un clown?". Ma è anche un'opera dolente sull'unica paradossale grandezza di questo clown sublime e involontario: il suo ostinarsi nel lavoro di quella coscienza che, come dice il Principe Amleto, "ci rende tutti vili". E che, proprio nel momento di tuffarsi, ci fa cadere.