Chaplin e la Duse. Nell'anno in cui si chiude il percorso terreno di Eleonora, Chaplin scrive su di lei pagine straordinarie. Ma non solo. L'omaggio riservato e discreto, quasi segreto, che le renderà nei suoi film, è certamente il più bello ed intimo che il più gran-de attore di tutti i tempi potesse rendere alla più grande attrice drammatica mai vissuta. Eleonora qui compare principalmente attraverso quanto scritto su di lei dai più importanti testimoni dei suoi ultimi giorni, critici e studiosi, e poi Lee Strasberg e Charlie Chaplin. La maggior parte di queste pagine sono sconosciute o note solo parzialmente, e alcune permettono di capire come la Duse, giunta in America su invito di Morris Gest, diventasse immediatamente episodio cardine nello sviluppo del teatro americano, colto nel momento del suo affrancarsi dal naturalismo. Come la sua originalità animasse anche la voglia di riscatto e il bisogno di autonomia e indipendenza degli attori e delle compagnie, nei confronti delle lobbies dei proprietari dei teatri. Chaplin "ricrea" Eleanora (così il nome era scritto nei quotidiani americani), come in una rêverie su un mazzo di fiori, delle rose bianche diventano un mazzo di crisantemi: una follia metonimica, una catena sintagmatica che, sotto gli occhi del lettore, scivola via e si colora d'infinito. Sono i fiori straordinari di un'arte che "non tornerà mai più su questa terra".