La necessità politica di un ripensamento "radicalmente utopico" delle pratiche culturali che passi attraverso un costante esercizio decoloniale è un'istanza che preme dai confini dell'Europa ma, soprattutto, è un movimento centripeto che erode il dispositivo coloniale ancora attivo nelle pratiche politiche e culturali. Il dibattito freme grazie all'emersione delle voci di una generazione artistica che si riconosce come soggettività razzializzata e sta occupando la scena europea con pratiche e posture decoloniali provenienti dal sud dell'Europa.