«Prigioniere divine»: così Proust chiama le incantevoli note della «piccola frase» della sonata composta da Vinteuil. In quanto fatte di tempo, del tempo sono prigioniere e quindi condannate alla finitezza; ma poiché restituiscono ricordi perduti, ecco rivelarsi una natura divina il cui stigma è l'immortalità: tutto è perduto, tutto è salvato. Ma chi si nasconde dietro la maschera di questo prezioso sintagma se non le sirene? E in quale altro luogo se non nel teatro d'opera esercitano con altrettanta potenza il loro incanto? Il teatro d'opera è forse uno degli ultimi luoghi - esplorato in questo volume da musicisti, musicologi, giuristi, filosofi, critici letterari - dove le «favole antiche» continuano a essere narrate e riscritte in un gioco di fughe, variazioni, contrappunti. In nessun altro luogo il destino si riveste di novitas ogniqualvolta si apre il sipario, perché diverse saranno la regia, la danza, le scenografie, le luci, i costumi, la recitazione e l'interpretazione dei cantanti. Da qui l'inesauribile seduzione esercitata sullo spettatore; da qui l'irresistibile meraviglia che avvince quest'ultimo; da qui, forse, l'ultimo incantesimo che ancora può catturarci.