Viviamo in una congiuntura che privilegia, in apparenza, la bulimia del senso. Siamo risucchiati da ipertestualità, intertestualità, eccedenze, escrescenze, ipertrofie: dalla saturazione mediale alla fascinazione dei big data, dalla dispersione della reticolarità all'eterno ritorno escheriano del gaming. La moltiplicazione per eccesso produce desemantizzazione: categoria difficile, scivolosa, solo apparentemente inspiegabile. Questo libro mette invece in evidenza l'attualità, talora drammatica talora eccitante, di almeno due modalità di negazione del senso: da un lato, l'insignificanza che enuncia la mancanza, più o meno colpevole, più o meno inconsapevole, di significato riconoscibile. E, dall'altro, l'insensatezza, che annuncia l'epifania di quanto manifesta la rivendicazione dell'accidente come dello svuotamento, dell'assurdo come della gratuità.