Nel 2017 papa Francesco ha condannato esplicitamente il possesso, la minaccia dell'uso e l'utilizzo di armi nucleari. La domanda è ora: «Che cosa possiamo fare insieme?». In primo luogo, l'insegnamento di papa Francesco, in linea con il concilio Vaticano II, è un invito a cambiare il mondo, partecipando al movimento per il disarmo nucleare; è una chiamata a rispondere a un urgente segno dei tempi, inserito nell'agenda della politica sociale cattolica fin dai tempi di papa Giovanni XXIII. In secondo luogo, il disarmo nucleare è un appello personale: Dio sollecita tutti, chiedendo di trovare modi corrispondenti ai propri talenti per contribuire all'eliminazione delle armi nucleari. In terzo luogo, siamo di fronte a un dovere che incombe su tutti noi. C'è indubbiamente un forte elemento di obbligo nella condanna papale, ma i «doveri» non esauriscono l'esperienza della coscienza. La pedagogia morale di papa Francesco si concentra sul bene supremo: su ciò che Dio ci chiama a fare per il bene comune. Si tratta di una morale per adulti che si assumono la responsabilità della propria vita e quella delle generazioni future, della direzione della propria società e soprattutto dell'uso delle tecnologie che hanno sviluppato.