La presenza di donne-soldato risale all'antichità: dalle guerriere scite che hanno ispirato il mito delle Amazzoni, alle fugaci soldatesse e marinaie del XVIII secolo, fino al riemergere delle donne come membri istituzionalizzati in numerosi eserciti contemporanei. Julie Wheelwright risale alle origini della nostra attrazione per queste eroine dimenticate raccontandole con le loro stesse parole, attraverso documenti ufficiali, diari, lettere e memoir, per ridare vita alle loro esperienze. Tra queste ci sono Christian Davies, il più famoso soldato irlandese del XVIII secolo, Sarah Edmonds, che lasciò il suo nativo Canada e fu una delle centinaia di donne arruolate durante la Guerra Civile americana, Marija Bockarëva, dell'esercito dello zar e leader del battaglione femminile della morte nel 1917, e il capitano Flora Sandes, che ha girato l'Australia, entusiasmando il suo pubblico con storie di coraggio e patriottismo. L'autrice racconta l'esistenza di queste combattenti, portando alla luce le loro storie, per spiegare le circostanze in cui si sono arruolate e le possibili motivazioni che le hanno spinte ad accettare una realtà, sotto molti punti di vista, estraniante. Troppo spesso infatti erano costrette a rimanere camuffate e a dimostrare che il loro valore in combattimento fosse pari a quello dei compagni maschi. E quando facevano ritorno a casa si ritrovavano a vivere una vita che non riconoscevano più, fatta di povertà e ignominia. Wheelwright spezza le catene di genere con una storia stimolante e appassionante, ricca di parallelismi tra passato e presente. Il libro esplora anche la formalizzazione dei ruoli militari delle donne e mette in discussione il rapporto contemporaneo tra mascolinità e combattimento.