"È necessità, et non si può far di manco." È il pensiero, il ricordo, che occupa la mente del doge Sebastiano Venier - uomo scorbutico, schivo, non convenzionale - in prossimità della morte, quando riflette sulla fondamentale esperienza della sua lunga vita: la partecipazione alla battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, uno dei più importanti scontri navali della Storia, tra la Lega Santa cristiana e la Sublime Porta di Costantinopoli, i turchi invasori. "Non si può far di manco": non si può, non si deve agire altrimenti quando la civilizzazione cui si appartiene, i principi e la fede che la caratterizzano sono messi in forse e occorre perciò sconfiggere chi intende prevaricarli. È l'eredità di ieri che il doge Venier ha lasciato ai posteri. Forse è l'ammonimento che potrebbe indurre a riflettere anche oggi, e a trarne le conseguenze.