Il libro racconta, attraverso fonti edite e inedite, gli «smisurati orrori del cholera morbus del 1837», la paura incontrollata, alimentata dalle dicerie sugli avvelenatori napoletani, l'ira del popolo contro i funzionari di Ferdinando II, ma anche la dappocaggine, la lentezza delle ordinanze, l'inconsistenza dei provvedimenti sanitari e l'incapacità del governo borbonico di gestire l'emergenza. Gravi le conseguenze sul piano politico e sociale che sfoceranno nella rivoluzione del '48, quando i siciliani prenderanno le armi contro l'odiata dinastia al potere, inaugurando l'anno del "rivoluzionarismo" egualitario e progressista. Non a caso la maggior parte del volume, riprendendo alcune riflessioni del volume "Nella crisi del '48", è dedicata a esaminare le ragioni profonde della rivoluzione e il ruolo svolto dalla cultura liberal-democratica nel trasformare la questione siciliana da caso regionale a simbolo dell'Europa democratica.