La storia del fascismo continua ad essere raccontata dai vincitori. Esacrazioni, "verità rivelate," caveat per un possibile ritorno, rappresentano i tasselli di una sorta di damnatio memoriae. Chi scrive esce da questa ossificata vulgata. Non rivaluta il fascismo ma ne fornisce una visione più meditata e imparziale. Appare indubbio che il Ventennio, avendo interessato tutti gli aspetti del paese, costituisce non una "parentesi", ma una vera e propria cesura, una tornata accidentata nella storia spezzata della modernità. Il nostro è un secolo "autoritario". Problemi interni di varia natura ed eventi esterni - veri e propri scontri di civiltà - rendono plumbeo il futuro. Su queste dinamiche dobbiamo misurarci, non sui fantasmi del passato. È tempo, quindi, di abbandonare le appartenenze polarizzate "dell'era ideologica" per poterci ripensare nazione.