Il silenzio mediatico e l'incomprensione di quanto sta accadendo nel 2020 in Montenegro; centinaia di migliaia di persone, ogni settimana nelle serate di giovedì e di domenica, marciano compatte nelle strade di Podgorica e delle principali città del Paese, per la riaffermazione di un principio essenziale: "I luoghi sacri non devono essere toccati". Motivo scatenante della protesta, la "Legge sulla libertà religiosa e lo statuto delle comunità religiose" voluta a tutti i costi dal padre-padrone del Montenegro, Milo Djukanovic, che sfugge alle maglie della giustizia internazionale ormai da 20 anni grazie alla protezione dei suoi burattinai atlantici. Un passo falso che non solo mette a rischio la tenuta del suo regime personalistico ma che potrebbe innescare dinamiche di cambiamento geopolitiche ben più ampie in tutta la regione, se solo si pensa che contemporaneamente alla crisi del Crna Gora assistiamo alla volontà emancipatrice della Repubblica Serba di Bosnia e alla ridefinizione strategica della Macedonia. La conferma, ancora una volta, che "i Balcani producono più storia di quanta ne possano contenere".