Questo libro ci apre le porte di un fondo archivistico della Provincia della Spezia, mai catalogato e mai aperto al pubblico prima d'ora. È uno spaccato di storia ricostruito attraverso l'analisi di migliaia di schede relative ai neonati "esposti", quei piccoli che le madri senza mezzi e senza alternative affidavano alla "ruota in legno", strutturata in modo da permettere loro di non essere riconosciute. Dall'altra parte c'erano le balie, pronte a nutrire i bambini, cui venivano imposti nomi di fantasia, nomi che mutano secondo il gusto e la visione del tempo. Il materiale analizzato copre oltre un secolo di storia, a partire dalla metà dell'800, dall'epoca dell'ospizio dell'infanzia abbandonata fin quasi ai nostri giorni. Operavano allora sul territorio più orfanotrofi e brefotrofi le cui schede, compilate da sindaci e parroci, si trovano in quest'archivio, composto da decine e decine di faldoni, in parte deteriorati. La varietà dei documenti spazia dalle sommarie descrizioni dei bambini che le balie raccoglievano dalla ruota fino ai trattati di pedagogia del tempo. Di grande interesse è la corrispondenza fra i commissari che gestivano il servizio, scelti fra la nobiltà, e le madri quasi analfabete, che cercavano invano di conoscere il destino dei propri figli. Un libro ricco di storia e di emozioni: di grande suggestione sono i "segni", gli oggetti tagliati a metà, che le mamme nascondevano nelle fasce dei neonati, con la speranza di poterli ritrovare. Santini, medagliette, bottoni, minuscoli quadrati di stoffa ricamata che le donne avrebbero voluto rimanessero ai propri figli. Così non fu. I "segni" sono infatti ancora oggi custoditi nei fascicoli personali degli "esposti", che mai li hanno visti. Eccoli, riaffiorare dal passato. Ecco le loro storie...