"L'autore non è né pretende essere storico della politica e delle istituzioni. Egli è sensibile alle voci e vicende individuali, alle sfumature e alle implicazioni dello stile epistolare o pubblicistico. Come scrive, egli considera "la politica e la letteratura non come due universi crocianamente distinti e incomunicanti, ma come due facce della medesima problematica"; e lo stile colorito, metaforico, allusivo della comunicazione politico-diplomatica gli offre un vasto, multiforme campo di osservazione. Facendo cominciare il suo libro dalle implicazioni politiche del Petrarca, egli termina con osservazioni sull'occulto, sottinteso petrarchismo di Machiavelli. Gli argomenti sono sempre sottili, talora penetranti" (Riccardo Fubini).