Public History significa diffondere il sapere storico in maniera non accademica: ce n'è un bisogno crescente perché, da una parte, crescono faziosità e distorsioni e, dall'altra, non sappiamo più come contrastare l'indifferenza e il disinteresse nei confronti della storia. È possibile raccontare e fare storia al di fuori dei circuiti universitari, tra la gente, coinvolgendo gruppi e comunità, associazioni e reti culturali. Il public historian, a differenza dello storico classico, raramente opera da solo, collabora con altre professionalità, si confronta con le istituzioni pubbliche alla ricerca di fondi e finanziamenti per i suoi progetti; questi storici sono dotati di skills trasversali, abbraccianti diverse discipline, per essi il mondo d'internet non rappresenta un tabù e sono abituati a utilizzare diversi metodi di narrazione storica. Tutto ciò e molto altro è stato posto in essere tra gli altri, in una pratica quotidiana, dall'Associazione di Storia Contemporanea che è nata nel gennaio 2011, conta 470 soci in tutto il mondo ed è giunta, il 15 maggio 2022, a realizzare il millesimo evento pubblico. Mille eventi sono stati ideati e promossi lungo undici anni, e non solo in territorio nazionale, in nome di un'idea alta della storia e della cultura, concepite come formazione, dialogo, confronto e passione incessante per la ricerca, un'idea che può essere sintetizzata in una frase di George Bernard Shaw: «Se tu hai una mela e io ho una mela e ce le scambiamo, abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea e io ho un'idea e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee».