Nel corso del primo Novecento la Lombardia si imponeva come uno dei poli regionali di maggior rilevanza nell'ambito della "mezza siderurgia" italiana. Tuttavia, gli eventi traumatici della Seconda guerra mondiale e le cruciali decisioni che maturavano nel dopoguerra portavano alla definizione di nuovi equilibri. In un contesto di crescente cooperazione internazionale e integrazione dei mercati carbosiderurgici europei, infatti, l'attuazione del piano Sinigaglia dimostrava che, anche in Italia, era possibile produrre acciaio a costi competitivi. A fronte di queste rilevanti trasformazioni che vedevano protagonisti stabilimenti collocati in altri territori del paese, il presente studio ricostruisce e analizza la resilienza dei produttori siderurgici lombardi. Guardando a uno sviluppo fondato su elettrosiderurgia e caratteristiche longeve dell'imprenditorialità regionale, essi riuscivano a trovare nuovi spazi vitali dimostrando che una via lombarda per l'acciaio era ancora possibile.