La resina di papavero addormenta e lenisce, è in grado di annullare l'angoscia lasciando il posto a una calma avvolgente. Analgesico, narcotico impiegato nei riti misterici, droga mortale, l'oppio è conosciuto fin dai tempi più antichi. La sua origine è senza dubbio mesopotamica, se ne trovano sicuri indizi nella civiltà egizia e greca, presso la quale le virtù terapeutiche dell'oppio erano attribuite alla dea Demetra. I Romani lo usavano anche come veleno, e durante il Medioevo la sua diffusione si propagò all'intero bacino del Mediterraneo e in Cina. Matthias Seefelder racconta come sia stato il divieto al consumo di alcool di Maometto a spingere gli arabi verso l'oppio, nonostante abbiano poi preferito l'hashish. Inoltre esamina anche la vasta farmacopea rinascimentale, soffermandosi sulla figura di Paracelso, noto medico del Cinquecento e inventore del laudano, un composto a base di alcool e oppio. Nell'Ottocento, l'oppio diventa protagonista di un vero e proprio conflitto tra Cina e Inghilterra, con le cosiddette "guerre dell'Oppio", combattute tra il 1839-1842 e il 1856- 1860. Oggi i suoi derivati chimici, come morfina e cocaina, sono al centro di vari traffici criminali sempre più aggressivi. In questo libro, scienza e farmacologia si mescolano in un'analisi che non trascura aspetti divertenti e aneddoti originali. Un intero capitolo, ad esempio, è dedicato al rapporto tra oppio e arte. Sono stati molti gli scrittori a fare uso di questa sostanza: Walter Scott, Edgar Allan Poe, John Keats, Lord Byron, Charles Baudelaire, Jean Cocteau e così via. In appendice al libro, oltre ai dati di produzione del prodotto, Seefelder riporta da codici medievali curiose ricette a base di oppio.