Il volume ripercorre in modo organico la storia dei giochi e degli spettacoli in Sicilia dall'età normanna alla fine del Quattrocento, alla luce della concezione del tempo libero propria dell'età medievale, attraverso fonti documentarie, edite e inedite, cronache, fonti iconografiche e archeologiche. Si dedica ampio spazio alla disamina delle attività ludiche proibite, censurate e controllate (in primo luogo il gioco d'azzardo e il ballo) che furono sottoposte alle critiche di pensatori cristiani e predicatori, attenzionate nei capitoli delle confraternite e nei confessionali, disciplinate dalle costituzioni regie e dai bandi comunali. Si rintracciano, poi, le testimonianze sulla diffusione del gioco degli scacchi nei diversi strati della società. Incoronazioni regie e cerimonie funebri, tornei e palii mostrano le tante sfaccettature del potere regio e viceregio che spettacolarizzavano eventi gioiosi e tragici per rinsaldare il legame tra i diversi ceti sociali, disposti in spazi ben delimitati secondo una precisa scenografia. Inoltre, è riservata speciale attenzione al ruolo della musica nella corte regia, alla presenza di suonatori indipendenti che, in occasione di matrimoni e feste, allestivano concerti in città grandi e piccole e si esibivano anche sul mare, e all'arte come fonte iconografica fondamentale per ricostruire la storia degli strumenti musicali. Si analizzano anche le attività ludiche degli ebrei, sottoposte alla gabella della iocularia, pagata in occasione delle nozze e delle nascite. Nell'isola, che annoverava la presenza di comunità consistenti e particolarmente attive sotto il profilo economico, gli artigiani ebrei si distinguevano nel campo della fabbricazione di strumenti musicali. Spettacoli e giochi potevano diventare luogo d'incontro tra cristiani ed ebrei che convivevano fianco a fianco nelle città siciliane, o palesarne la distanza.