Venezia, capitale del più duraturo Stato europeo (Chiesa a parte), oltre che mito politico, sociale, artistico e di libertà religiosa fu la città degli ospizi, ma anche della più sfrenata perversione, della preghiera, ma anche della bestemmia. Venezia fu irripetibilmente Venezia. Sospesa tra sogno e realtà, vissuta tra sacro e profano da eroi e commercianti, Venezia storicamente sfugge a un'unica identità, potendo, di fatto, comprenderne molte che l'hanno resa un'eccezionale presenza nell'umanità. In politica raffinò la diplomazia fino a divenirne maestra, innalzandosi da piccolo Stato a potenza europea. Nel sociale raggiunse un equilibrio tale da meritarsi il titolo di Serenissima. Nel commercio, oltre aprire la via del levante, insediò mercati in ogni porto del Mediterraneo orientale ponendo Rialto come epicentro finanziario tra Occidente e Oriente. Nella marineria elevò il proprio Arsenale a livello mondiale, evolvendo la cantieristica da artigianale a industriale. Nella religione, ponendo lo Stato al di sopra della Chiesa, assurse a faro di libertà e centro cosmopolita. Nell'arte produsse opere tanto eccellenti da procurarsi, insieme ai divertimenti, un prestigio che riuscì a nascondere, o meglio a mascherare, la propria decadenza, fino ai giorni nostri quando viverla è un vero "atto d'amore".