Durante la Prima guerra mondiale, molti italiani, sloveni e croati, combattenti nelle file dell'esercito austro-ungarico sul fronte orientale, conobbero la prigionia in Russia. Le loro vicende, comuni a quelle dei soldati di tutte le nazionalità dell'Impero, sono state oggetto di una lunga rimozione in tutti i Paesi coinvolti. Dalle lettere, dai diari, dalle testimonianze e dai documenti d'archivio, riemerge l'esperienza di questi vinti dimenticati. L'intreccio delle diverse fonti permette anche di collocare il problema della prigionia in una prospettiva ampia, considerando la vastità geografica, gli squilibri economico-sociali dell'Impero russo e i suoi apparati di controllo. Alcune persistenze dello Stato zarista in quello sovietico aprono altri significativi confronti con l'esperienza vissuta in URSS dai soldati italiani del CSIR e dell'ARMIR durante la Seconda guerra mondiale. Risulta evidente come, al di là dei diversi contesti storici, in entrambi i conflitti ci sia stato un utilizzo politico ben preciso dei prigionieri.