Durante il fascismo venivano condannati al confino dissidenti di ogni tipo. Comunisti, anarchici, repubblicani, reduci dalla guerra di Spagna ma anche delinquenti comuni erano mandati in piccole isole o località sperdute del Sud Italia. Esiliati, fisicamente e socialmente messi ai margini per paura delle loro idee. Proprio come accadde a Ventotene, minuscolo scoglio abbandonato nel blu del mar Tirreno, dove alla caduta di Mussolini i confinati erano più di ottocento, e tra essi molti di coloro che diverranno i padri della futura Italia repubblicana. È lì che nel 1939 viene inviato Amedeo Dalmasso, giovane giornalista di belle speranze della "Gazzetta del Popolo", per scrivere alcuni articoli su quella che il regime andava propagandando come la "villeggiatura" riservata agli oppositori politici. Ma, una volta sull'isola, dovrà fare i conti con una realtà ben diversa, vivendo sulla propria pelle la pena di chi lì ingiustamente veniva privato della libertà. Al punto da non poter più tacere e iniziare a raccontarlo.