La Geschichte des Untergangs der antiken Welt di Otto Seeck è probabilmente l'opera più conosciuta di questo storico. Pubblicata tra il 1895 e il 1920, essa contiene la celebre tesi della Ausrottung der Besten, cioè la spiegazione della caduta dell'impero romano, e in generale della fine del mondo antico, per via di una presunta estinzione degli uomini virtuosi e forti, sostituiti da vili e deboli, che avrebbero ereditato dai primi il governo dell'impero e il primato culturale. L'insostenibilità di questa tesi e il suo carattere ideologico sono evidenti per un lettore di oggi e lo erano già per i contemporanei di Seeck. Così, paradossalmente, l'opera forse più celebre di Seeck è anche quella più criticata. Molti aspetti dei volumi della Geschichte meritano comunque una rilettura e una nuova valorizzazione. Alla riflessione sull'opera degli storici che furono suoi predecessori, Seeck aggiunse infatti, con un atteggiamento 'scientifico' che affondava le radici nella sua cultura positivista, idee originali su aspetti generali o particolari - idee che sono state combattute o si sono imposte negli studi posteriori sulla Tarda Antichità. In ogni caso, Seeck si mosse come un esploratore di problemi storici fino a quel momento non indagati, e le sue ricerche hanno aperto la strada a molti studi successivi. Tuttavia, l'opera di Seeck, autore fortemente interessato ai cambiamenti che percorrevano l'Europa dei suoi tempi e testimone del primo conflitto mondiale, non rivela soltanto aspetti importanti dell'antichistica tedesca tra Ottocento e Novecento, ma anche della società di quell'epoca in un senso più ampio. E mentre nella Geschichte è centrale il problema del declino delle classi superiori nel tardo impero, gli scritti di Seeck sull'attualità affrontano il problema, a esso affine, della crisi, a lui contemporanea, delle élites europee.