Negli ultimi vent'anni del regime zarista, la diplomazia russa si è distinta per la qualità e l'abilità di alcuni ministri e consiglieri politici. Tale competenza, tuttavia, si è manifestata durante il regno di un sovrano privo di qualità personali. Nicola II Romanov aveva intrapreso un'incauta guerra contro il Giappone reagendo con brutale violenza alla rivolta del 1905. Sebbene le sue scelte siano state duramente condannate dalla storia, alcuni suoi collaboratori furono riconosciuti positivamente, pur trovandosi ad essere "gli uomini giusti nel momento sbagliato". Tra questi spicca Pëtr Arkad'evic Stolypin, un controverso statista. Alcuni storici lo hanno definito un politico spietato che soffocò l'opposizione e condannò a morte centinaia di rivoluzionari e anarchici consolidando l'autocrazia. Altri, invece, considerano la sua azione politica e sociale come un tentativo di stabilizzare una società sull'orlo del collasso rivoluzionario. Grazie a una solida formazione universitaria e a un pragmatismo raro tra i consiglieri dello zar, egli cercò di preservare l'autocrazia con politiche volte a scongiurare il caos, creando ex novo una classe di contadini agiati, i kulakì, attraverso una riforma agraria epocale. Il suo approccio si basava sulla convinzione che la stabilità della Russia richiedesse misure severe e risolute. La storia ha giudicato Nicola II per le sue decisioni disastrose, ma ha riconosciuto a Stolypin competenza e determinazione oltre alla capacità di portare la nave dell'autocrazia russa fuori dal porto della rivoluzione, in un periodo di grande turbolenza. La mancata riuscita non toglie valore all'azione riformatrice.