Raimondo Annecchino (1874-1954), discendente da una famiglia di antiche tradizioni liberali e mazziniane, intraprese la carriera di avvocato e di giornalista. Formatosi alla scuola politica e filosofica di Giovanni Bovio, aderì giovanissimo al socialismo e nel 1898 fondò la prima sezione puteolana del Partito insieme ad alcuni operai dello Stabilimento Armstrong. Nel 1915 fu convinto assertore dell'intervento dell'Italia in guerra. Durante il Fascismo, rinunciò alla politica attiva ma rimase fedele ai suoi ideali socialisti, per cui infatti il suo nome fu inserito nell'elenco dei sovversivi. Per tutta la vita si interessò di cultura, storia e archeologia dei Campi Flegrei, di cui scrisse diffusamente e con rara competenza di studioso. Nel maggio del 1944, su proposta del Comitato di Liberazione Provinciale di Napoli, fu nominato sindaco di Pozzuoli, carica che ebbe riconfermata alle elezioni del 1946 e mantenne fino al 1952, quando fu eletto consigliere provinciale. Morì nella città natale all'età di ottant'anni. Nel 1960 fu pubblicata postuma la sua "Storia di Pozzuoli" e della zona flegrea, ancora oggi considerata opera di riferimento. Nota, saggio introduttivo e appendice documentaria di Antonio Alosco.