Vicenza, gennaio 1943: esce il primo quaderno delle Collezioni del Palladio, una piccola sigla animata da alcuni intellettuali legati al Partito d'Azione, alla cui testa vi è Antonio Giuriolo. La sua sarà una breve parabola, conclusasi con l'8 settembre quando il gruppo si disperderà per unirsi alla lotta resistenziale: eppure, per i titoli dati alle stampe e quelli progettati, appare per molti versi rilevante e significativa. Prima casa editrice espressa dall'antifascismo attivo emersa alla luce del sole dopo la caduta del fascismo, tassello del mosaico della pubblicistica azionista, cartina al tornasole dell'evoluzione ideologica vissuta negli anni della guerra da molti uomini di cultura, la sua vicenda si inserisce nel più ampio contesto della fioritura della saggistica politica in quello snodo cruciale. Per "strapparsi di dosso il fascismo", del resto, occorre anche trovare, pubblicare e far circolare i libri giusti, e sulla scorta dei libri lavorare alla costruzione di una coscienza democratica, passando attraverso il ripensamento della storia delle idee, la discussione intorno a nodi e questioni all'ordine del giorno, il recupero dei fili recisi con il passato liberale della nazione.