Intervenendo sul «Foglio», nel 2000, Adriano Sofri restituiva bene il senso di questo libro: «Secondo Petrusewicz nel Regno delle Due Sicilie si stava costruendo, fra il tardo '700 e il primo '800, una "nazione napoletana": costituita da uno Stato forte e sovrano, una classe media (una intellighentsia) moderna e civilmente impegnata, e un popolo elevatosi dalla plebe. Questa "costruzione nazionale" era, secondo Petrusewicz, ben avviata nella metà del secolo: gran fiorire di studio, dibattiti, arte. La rivoluzione del 1848 ne fu il culmine. La sua sconfitta trascinò la distruzione di una generazione di intellettuali e la rottura del loro legame col popolo, riprecipitato in "plebe". Da questa tragica delusione, dopo il 1849, comincia a maturare la "svolta italiana". Con la questione nazionale coincide di fatto la questione meridionale».