La caduta di Napoleone lascia in eredità all'Italia tre cose: un ammodernamento nel diritto rispetto all'ancien régime, un afflato all'unità nazionale degli italiani sotto il tricolore, e la psichiatria come disciplina a un tempo medica, filosofica e politica. I primi medici che progressivamente si trasformano in alienisti sono, insieme ai ceti mercantili e agli esercenti le altre professioni liberali, tra i protagonisti del Risorgimento all'inizio nella sua fase repubblicana e mazziniana, e poi in quella egemonizzata da Casa Savoia. E dopo il Risorgimento sono coinvolti nella costruzione di una legislazione unitaria nelle materie che li riguardano più o meno direttamente: l'igiene carceraria, la pena capitale, il Codice Penale, il manicomio criminale, e ovviamente l'assistenza psichiatrica. Il loro ruolo di protagonisti della vita nazionale è confermato in occasione della Grande Guerra: gli psichiatri sono testimoni dei traumi che la guerra moderna con la sua spaventosa potenza distruttiva provoca nella mente dei soldati. Eppure, hanno difficoltà a riconoscerne pienamente la natura emotiva, a identificare nella guerra stessa il vero colpevole.