L'internamento civile è una delle pratiche repressive che caratterizzano il regime fascista, una delle principali misure con cui esso tentò di mantenere il controllo e di sopprimere qualsiasi forma di dissenso. La pratica, tuttavia, non si fermò solo alla repressione politica, ma si estese alla reclusione di persone di origine straniera, soprattutto se provenienti da Paesi in guerra contro l'Italia. I metodi di arresto e detenzione erano spesso brutali e le condizioni di vita nei campi variavano di luogo in luogo. Gli internati, uomini, donne e bambini, venivano trasferiti in zone isolate e privati della loro libertà senza essere accusati di crimini specifici, sulla base di una presunta "pericolosità sociale" o per motivi etnici e politici. Questo testo intende dunque esaminare tale importante aspetto dell'universo concentrazionario nazifascista, sia dandone una panoramica generale per comprenderne le dinamiche e la gravità, sia approfondendo alcune vicende più specifiche e personali per conferire volti, nomi e memoria almeno ad alcune delle vittime di cui è rimasta traccia negli archivi storici.