"Qui si parlerà di me, purtroppo, e dello storico Raoul Paciaroni e quindi del suo libro, Una lunga scia di sangue, sulla resistenza partigiana; libro che l'autore con enfasi sottotitola 'la guerra e le sue vittime nel Sanseverinate (1943 - 1944)'. E per venire subito al dunque e nel 'merito', dico, a proposito del libro e del suo sottotitolo, che sento di dover premettere a tutto che lo scopo di quel volume, è chiaro: detergere la nostra Resistenza da ogni disonore, liberandola da qualsiasi accusa d'ignominia. Le vittime, con la loro scia di sangue, secondo l'autore sono d'attribuire solo alla guerra. E invece non è affatto così: bisogna dare a ciascuno il suo. La guerra ha le sue responsabilità: le sue vittime, che non sono poche. Non gli si deve attribuire anche quelle degli altri: quelle della nostra Resistenza partigiana, causa, purtroppo deprecabile e inutile, di tanto sangue. Resistenza che da noi non fu né guerra né guerriglia. L'Italia fu liberata dal suo totalitarismo fascista non dalla Resistenza, ma dalla guerra vinta dagli alleati."