Non vi sarà pace sino a quando le vittime della violenza verranno ordinate in una surreale graduatoria, in cui vi sia chi abbia più diritto di un altro a essere ricordato. Per questo motivo crediamo che la memoria non debba essere di un popolo o di una etnìa, ma di tutti i popoli e di tutte le etnìe che la follia di qualche potere ha distrutto. Ecco il perché del sottotitolo "per la Giornata delle Memorie": una memoria per ogni genocidio, per ogni popolo sterminato. Forse il primo "genocidio" non programmato l'ha compiuto, quando si è imposto su ogni altra specie ominide, proprio il Sapiens Sapiens che è intelligente, duttile, crudele e ha come istinto primario la sopravvivenza, ma, diversamente dagli altri animali, con la smania di accumulo oltre le sue necessità. In questo libretto abbiamo scelto sei genocidi: i nativi americani, gli aborigeni australiani, gli armeni, gli ebrei, i tutsi, i bosgnacchi. Sei genocidi diversi, per numero dei morti e modalità, legati dalla volontà di sterminio in quanto etnìa. Non sono i soli: ve ne sono stati molti altri, negli angoli più reconditi di questa terra. Mentre scriviamo la storia racconta che queste storie dis-umane non sono ancora finite