Il saggio propone una biografia politica del gruppo dirigente della Confederazione Generale del Lavoro tra 1918 e 1927. Si ricostruiscono le vicende che segnarono la sconfitta del sindacalismo riformista del primo Novecento e l'ascesa del fascismo attraverso un'interpretazione di lungo periodo delle concezioni sindacali e delle politiche sociali, collegando il dibattito italiano a quello europeo. Si evidenzia così, nella transizione tra Stato liberale e fascismo, la continuità di tematiche come la riforma previdenziale ed il corporativismo, le quali si inserirono in un più ampio dibattito transnazionale che coinvolse movimenti sociali, organizzazioni internazionali, governi, attraversando trasversalmente i campi del fascismo e dell'antifascismo in Italia e in Europa. La rilettura della storia della Confederazione offre perciò ancora spunti di riflessione su questioni globali riguardanti la politica sociale, le relazioni industriali, il ruolo dei sindacati, che coinvolsero la società italiana ed europea tra le due guerre, con proiezioni nel secondo dopoguerra inoltrato.