«La maffia a Messina ebbe ed ha capi supremi e sapienti, in secondo rango i bravi in guanti gialli, in terzo gli accoltellatori e i sicari, in ultima linea i ladri»: così riferiva Giuseppe Borghetti, prefetto di Messina nel 1875. Eppure, Messina è una provincia tranquilla, si è sempre sostenuto, sin da quando la questione mafiosa si affaccia sulla scena politica nazionale all'indomani dell'Unità d'Italia. Già allora, ai rapporti di questori e prefetti, che denunciano la presenza di un affarismo criminale diffuso, si oppongono le vigorose testimonianze dell'élite locale, che insiste di contro sulla tranquillità della città e delle altre province della Sicilia orientale. Avvalendosi di fonti archivistiche in gran parte inedite, il volume si sofferma sul dibattito pubblico intorno alla criminalità messinese, anche nelle sue articolazioni oltreoceano, così come emerge dalle discussioni e dalle inchieste parlamentari degli anni Settanta dell'Ottocento, dai processi per associazione di malfattori, dalla stampa coeva. All'interno di queste "arene" di azione e significato, il discorso sulla mafia, e in particolare quella di Messina, prende forma, intrecciandosi con il più articolato scenario di lotta politica e di gestione dell'ordine pubblico. È la mafia prima della mafia che dà il titolo al volume.