È opinione comune che gli antichi abbiano pensato la storia come un circolo mentre i moderni l'abbiano immaginata come una linea. La figura del ritorno ai princìpi, di cui il volume ricostruisce la vicenda, mostra tuttavia come nei primi secoli della modernità queste ipotesi si siano a lungo intrecciate, talvolta anticipando l'idea della rivoluzione, talvolta trattenendo il corso degli eventi rispetto a un avvenire inquietante. Ritornare all'origine ha dunque significato imitare quegli antichi che hanno fondato città, ucciso tiranni e trasformato ripetutamente la loro storia, oppure riappropriarsi del passato, di valori e costumi dati una volta per sempre. Tra conflitti e istituzioni, medicina e politica, appare così una concezione del tempo che unisce Machiavelli alla Rivoluzione francese, passando per Spinoza, Montesquieu, Saint-Just. Tracciare una storia del ritorno ai princìpi consente dunque di chiedersi se la nostra tradizione abbia prodotto solo linee e circoli, se il nostro destino sia quello di dover scegliere tra Polibio e Voltaire, Hegel e Nietzsche, Heidegger e Deleuze, o se esista una possibilità diversa. Se, tra la nostalgia dell'origine e un progresso dall'orientamento già segnato, si possa scorgere un'alternativa. Un passato che, invece di ancorarci a sé, mostri come rinnovare il presente e proiettarci nel futuro.