«A Milano, nei giorni del Coronavirus, lo scenario era surreale, i paesaggi, silenziosi e affascinanti, invitavano alla meditazione innescando profonde riflessioni filosofiche, i palazzi affacciati su vie e piazze deserte apparivano come la nuda testimonianza di architetture progettate e create per una popolazione inesistente. Sembrava una rinascimentale "città ideale" del ventunesimo secolo in cui le sporadiche figure umane somigliavano a manichini posti a caso da un demiurgo in un plastico espositivo. Sono consapevole che per ricordare questo difficile periodo poco contano un centinaio di immagini di Milano, anche se in una veste che forse nessuno aveva mai visto prima. Ma non ho potuto fare a meno di provarci.»