È sufficiente il sottotitolo a chiarire la portata "sovversiva" dell'ultima tesi di uno dei maestri degli studi storici e antropologici contemporanei. Cosa c'è di più intimamente connaturato all'Europa, e in particolare all'Italia, di quella fase della storia e della cultura che prende il nome di Rinascimento? Su questa domanda, puro espediente retorico per esprimere una certezza, si fonda da secoli l'identità di un continente e l'intera storia universale: erroneamente, sostiene Goody; perché di Rinascimento non ce n'è uno solo - quello italiano ed europeo -, e quest'ultimo non è neppure l'unica radice della nostra nozione di modernità. Altri bacini culturali hanno avuto un loro Rinascimento e a essi, peraltro, quello europeo ha attinto nei secoli a piene mani. La democrazia, la libertà dell'individuo e dei commerci, lo sviluppo delle scienze, e il capitalismo stesso, non sono frutto esclusivamente della storia del vecchio continente e non avrebbero conosciuto il loro corso senza le contaminazioni e gli apporti provenienti dalla Cina, non meno che dall'India e dall'Islam. In un'ottica comparativa che trae alimento dalla sua lunga e approfondita conoscenza dell'Africa e dell'Oriente, Goody ci accompagna in un percorso a ritroso attraverso i fondamenti delle diverse civiltà, attraverso i concetti di democrazia, di tempo, di libertà, di amore, fino a destrutturare la teoria della supposta supremazia occidentale e a svelare i limiti della contrapposizione Oriente-Occidente.