«Il mio lavoro nel lager Dora [...], chiuso per sei mesi senza mai uscire fuori. Lavoro, mangiare, dormire e fare i propri bisogni sempre dentro il tunnel dell'Inferno. Come guardiani avevamo la SS tedesca; i capi squadra erano dei galeotti tedeschi con il triangolo verde, veri assassini». Gli Internati Militari Italiani costituiscono la personificazione di un processo storico che non può essere circoscritto o identificato nella sola data dell'8 settembre 1943. Essi sono il risultato tangibile degli effetti prodotti dall'improvvisata e maldestra politica espansionista del regime fascista che, in un decennio, portò i militari italiani a combattere in Etiopia, per un improbabile impero, in Spagna, per una guerra civile altrui, e nel Secondo conflitto mondiale, alleati della Germania. Quando Badoglio comunicò l'armistizio, i militari della Regia Aeronautica erano ancora schierati in Italia, in Francia, nell'aera Balcanica, in Albania, in Grecia e nelle isole dell'Egeo. Privi di ordini, con azioni di forza o con l'inganno, vennero disarmati dall'ex alleato, deportati, internati e costretti al lavoro in condizioni estreme. In ognuno di questi passaggi, molti trovarono la morte. Lo studio di questi eventi, delle storie, al plurale, degli IMI, è possibile prevalentemente attraverso i diari e la memorialistica che essi hanno prodotto.