«Perché "Il nostro libro delle cose perdute"? Il possessivo non vuol altro che sottolineare che i temi trattati, siano essi semplici oggetti o esperienze di vita vissuta, ci appartengono, sono solo nostri. Appartengono a un bagaglio culturale che ci accomuna e riconduce a quella fetta di territorio che racchiude gli spigoli delle tre regioni - Emilia, Veneto, Lombardia - in cui affondano le mie, le nostre radici. Non scrivo del passato perché presa da una sentimentale nostalgia. Scrivo di un tempo trascorso affinché non si perda la memoria di ciò che siamo stati nel bene e nel male» (dalla prefazione dell'autrice).