Accostare la genealogia all'emozione può sembrare una eccentricità. Ecco perché occorre subito tacitare possibili equivoci. Qui non ci si riferisce affatto a quella stolida cultura delle emozioni di matrice anglosassone, già denunciata da Furedi. Piuttosto, s'intende valorizzare il significato etimologico del termine emozione che nella sua origine latina (da emovere) consiste nel muovere-da. Dunque, non solo muovere dal sapere genealogico per ricostruire la tormentata storia dell'Europa, ma consapevolezza che il muovere-da implica fatalmente un movimento mai assicurato nei suoi esiti finali, ovvero una possibile peripéteia, un brusco rovesciamento delle sorti dovuto alla potenza delle circostanze avverse, e perciò un 'andare' mai lineare, sempre esposto al rischio del rinnegamento e dell'oblio, eppure, al contempo, aperto alla possibilità di un nuovo inizio dell'Europa come terra della differenza. Perché appunto questa è l'Europa, vista dalle sue scaturigini indoeuropee: rigetto dell'universalismo e di ogni vis omologante-livellante, bensì custodia della differenza e del differire.