Il Montenegro fu regione ribelle, zona di opposizione e resistenza all'aggressione del fascismo italiano e dell'esercito tedesco, coadiuvati dai collaborazionisti cetnici e ustascia. Le divisioni italiane - la "Taurinense" alpina e la "Venezia" di fanteria, oltre a sparsi reparti dell'"Emilia"ebbero alcune migliaia di caduti e quasi pari furono le perdite dei partigiani jugoslavi, mentre le vittime nella popolazione, compresi vecchi, donne e bambini - morti negli incendi dei villaggi, fucilati nei rastrellamenti e deportati nei campi di concentramento in Albania e Italia - furono circa quarantamila. Il libro è una rappresentazione viva e puntuale della guerra combattuta dalle divisioni partigiane jugoslave contro tedeschi e italiani, e restituisce le due facce della presenza armata italiana in Montenegro e dintorni: la faccia (e il ruolo) dell'invasore a partire dal 1941, e la faccia liberatrice delle migliaia di militari italiani passati a combattere con i partigiani jugoslavi dopo l'8 settembre 1943. La ricostruzione di scenari complessi consente di guardare da prospettive non strumentali, come quelle configuratesi nell'ultimo decennio con l'uso politico della vicenda delle foibe, né retorico-celebrative, proprie della narrazione della "epopea resistenziale", fatti ed eventi che hanno segnato i rapporti bilaterali tra Italia e Jugoslavia nell'era post-bellica della Guerra Fredda e poi in quella post-'89 dopo la caduta del muro ed il dissolvimento della Jugoslavia.